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La riforma dell'ordinamento giudiziario e le contrapposte astensioni
Redazione 15 novembre 2005 12:47
Comunicato del 15.11.2004 dell'Associazione Nazionale Giuristi Democratici sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e sulle astensioni dei magistrati dell'ANM e degli avvocati dell'Unione Camere Penali programmate per il 24 e il 25 novembre.

"La riforma dell'ordinamento giudiziario e le contrapposte astensioni"

Una legge che regola e definisce l'ordinamento giudiziario dovrebbe essere una legge che, in primo luogo, tende a dare piena attuazione a quei principi costituzionali che impongono - a garanzia dei cittadini - che la magistratura sia soggetta solo alla legge, autonoma e indipendente.

Sin dall'inizio l'attuale maggioranza politica ha dichiarato che non era questo l'intento che la ispirava nel riscrivere le norme sull'ordinamento giudiziario. Sin dall'inizio ha ripetutamente dichiarato che la nuova legge doveva servire a ridurre il potere della magistratura.

Ha proposto un progetto provocatoriamente eversivo dei precetti costituzionali, poi, a colpi di maxi-emendamenti governativi, ha riscritto quel disegno di legge, eliminando le parti impresentabili e mantenendo la filosofia di fondo.

La nuova legge che il Parlamento si appresta ad approvare muta geneticamente il magistrato.
La risposta alla giusta domanda di maggiore professionalità e maggiore responsabilità del giudice viene data sottoponendo il suo operato e la sua carriera a controlli decisionali da parte del potere politico e dei superiori gerarchici. Si minano così alle fondamenta l'indipendenza e l'autonomia del giudice.

Si indebolisce il diritto del cittadino ad avere un giudice terzo e imparziale e si indebolisce il diritto dei cittadini ad essere uguali di fronte alle legge.

Sono questi gli inevitabili effetti del sistema concorsuale per gli avanzamenti di carriera, dei nuovi meccanismi dell'azione disciplinare nei confronti del singolo giudice, della gerarchizzazione di tipo militare introdotta nell'ufficio del pubblico ministero (meccanismo quest'ultimo notoriamente foriero di fenomeni corruttivi e di fenomeni come i "porti delle nebbie" o "gli armadi della vergogna").

I cittadini hanno bisogno di giudici ben diversi da quelli che l'attuale maggioranza politica vorrebbe darci.

Senza la garanzia di avere un giudice autonomo e indipendente, senza la garanzia che l'obbligatorietà dell'azione penale sia perseguita e attuata e non affossata, diventa persino inutile discutere se le carriere o le funzioni del giudice e del pubblico ministero vadano separate o meno e come.

La riforma dell'ordinamento giudiziario è una legge di rilievo costituzionale, che si inscrive pienamente nel complessivo progetto dell'attuale maggioranza politica di ridisegnare gli equilibri fra i poteri dello stato e ridefinire i principi fondanti la comunità in cui viviamo. Persegue il medesimo progetto: maggiore potere al governo, maggiore disuguaglianza fra i cittadini.

Questo progetto deve essere fermato.
15.11.2004

Associazione Nazionale Giuristi Democratici