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Sull'omicidio del Carabiniere Cerciello Rega e il successivo fermo di indiziato di delitto
Redazione 29 luglio 2019 18:36

Attraverso la diffusione (voluta o non voluta) dell’immagine del giovane statunitense arrestato per l’omicidio del Carabiniere Cerciello Rega, ammanettato dietro la schiena e bendato in un ufficio dei Carabinieri, con sullo sfondo le fotografie del Gen. Dalla Chiesa e dei Magistrati Falcone e Borsellino, è emerso un fatto di una gravità inaudita che finisce per consentire di mettere in dubbio il lavoro pregevole di indagine che ha portato all’arresto immediato del giovane e del suo amico.
Non è in alcun modo ammissibile che un soggetto sottoposto a restrizione della libertà da parte delle Forze dell’Ordine subisca un trattamento che ne violi la dignità e i diritti, utilizzando metodi violenti; dunque, non può essere accettato che un soggetto, pur autore di un efferato crimine, venga sottoposto a un trattamento vergognoso, tra l’altro senza motivo.
Se a tutto ciò si aggiunge lo scatto della fotografia e la sua diffusione, si raggiunge un limite intollerabile per uno Stato di diritto che deve garantire a tutte le persone private, anche temporaneamente, della libertà, il rispetto invalicabile delle garanzie previste dall’art. 13 della Costituzione.
Uno Stato che è e vuole apparire veramente democratico, dev'essere in grado di rispondere rispettando tutte le garanzie ed i principi fondamentali di diritto che si è dato, anche di fronte ai peggiori crimini.
In un simile quadro, se da un lato conforta la ferma presa di posizione dei vertici dell’Arma dei Carabinieri, dall’altra scoraggia e preoccupa l’atteggiamento del Ministro dell’Interno che minimizza e banalizza il trattamento riservato all’arrestato per interessarsi solo, a fini di propaganda politica, all’omicidio del Carabiniere, episodio gravissimo che dovrà essere oggetto dei dovuti accertamenti e di un giusto processo.

29 luglio 2019
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI