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Legge Cirielli: un altro attacco ai principi costituzionali
Redazione 13 gennaio 2005 07:31
La proposta di legge Cirielli-Vitali in materia penale: un ulteriore attacco alla Costituzione.

Comunicato dell'Associazione Nazionale del 13.01.2005

La proposta di legge Cirielli, già approvata dalla Camera dei Deputati, contenente modifiche al codice penale relative alla concessione delle circostanze attenuanti generiche, al trattamento sanzionatorio e carcerario per i recidivi e ai termini di prescrizione dei reati, costituisce l'ennesima dimostrazione della volontà dell'attuale maggioranza parlamentare di legiferare non nell'interesse della collettività, ma di singoli o di intere categorie che si intendono privilegiare.

Nel caso di specie non si è però adottata l'ormai abusata tecnica della normativa ad personam, ma si è utilizzato l'allarme sociale procurato dal recente intensificarsi di episodi delittuosi legati alla criminalità organizzata, soprattutto nell'area napoletana, per inserire la modifica al termine di prescrizione dei reati , idonea a "salvare"qualche imputato molto eccellente e ad impedire la celebrazione di processi in settori molto delicati quali, per esempio, quello ambientale,ma anche infortuni sul lavoro, omicidi colposi, maltrattamenti in famiglia ed altri ancora, riducendo in modo drastico la tutela nei confronti delle vittime e assicurando l'impunità ad una serie di attività illegali.

Le disfunzioni del sistema giustizia si risolvono non con un intervento che miri al ripristino di funzionalità, professionalità e certezza del diritto, ma semplicemente non celebrando più parte dei processi , e al contempo perfezionando una strategia sempre più repressiva nei confronti di aree di marginalità sociale , quali tossicodipendenti e migranti.

Ma non basta sottolineare l'evidente svuotamento di significato del ruolo del Parlamento e della funzione legislativa per cogliere la gravità della proposta.

Attraverso la nuova normativa si colpisce non solo ancora una volta il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, ma anche la funzione giurisdizionale nella sua autonomia ed indipendenza, presupposto indispensabile perché l'uguaglianza venga in concreto assicurata.

Ai giudici si vieta per legge di riconoscere le circostanze attenuanti generiche a chi è recidivo " qualificato"e nel caso di reati considerati di particolare allarme sociale, anche in presenza del primo reato, creando così categorie di persone, per le quali è impossibile mitigare la pena, a prescindere dalle condizioni personali e sociali, dal comportamento poi adottato e da ogni parametro fino ad oggi utilizzato per adeguare la sanzione penale alla effettiva gravità del caso concreto.

Questo significa anche, con tutta evidenza, un ulteriore attacco alla funzione rieducativa della pena, e si prospetta uno scenario punitivo incompatibile con i principi fondanti il nostro sistema costituzionale in materia penale.

Ed infatti l'attuale progetto si risolve anche in una significativa rivisitazione dell'esecuzione penale, diversificando in modo perverso i termini per la concessione di misure alternative, liberazione anticipata e permessi premio per una buona parte dei condannati recidivi, restringendo fino quasi ad annullare le possibilità di accedere ad una pena che sia risocializzante, minando in modo irreversibile l'impianto della legge Gozzini e trasformando l'universo carcere i ancora di più in luogo senza speranza per la marginalità sociale e per gli esclusi a vario titolo.

I Giuristi Democratici esprimono profonda preoccupazione per quanto sta accadendo ed invitano il mondo giuridico a mobilitarsi e le forze politiche ad opporsi strenuamente all'approvazione di questa legge.

Associazione Nazionale Giuristi Democratici