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Sugli arresti dei militanti No TAV: la custodia cautelare non può essere utilizzata come mezzo di repressione del conflitto sociale
Redazione 3 febbraio 2012 21:23

La recente emissione di misure cautelari nei confronti di esponenti del movimento No TAV da parte del GIP presso il Tribunale di Torino non può non stupire ed amareggiare ogni sincero garantista, giurista o cittadino che sia.
L'uso della misura cautelare in carcere non in flagranza di reato, a distanza di circa sette mesi dai fatti contestati, per i reati di resistenza e violenza a P.U., lesioni e danneggiamento, reati che, in molte situazioni analoghe, hanno portato, a tutto concedere, a condanne a pena sospesa, appare francamente inaccettabile.
Le esigenze cautelari ritenute presenti sono quelle legate alla possibile reiterazione dei reati commessi in quei giorni, e ciò appare già in contrasto con l'aver atteso sette mesi per l'emissione delle misure; ma ciò che più sorprende é la candida affermazione del Giudice per cui il rischio di reiterazione é presente perché i lavori del TAV dureranno, secondo le sue previsioni, almeno due anni: dunque, si deve ritenere che le esigenze cautelari si protrarranno per tutto questo periodo?
E come si concilia una simile decisione in una situazione di sovraffollamento carcerario?
In conclusione, non si può accettare che uno strumento delicato ed estremo quale la custodia cautelare venga utilizzato come mezzo di repressione del conflitto sociale generale, in cui le posizioni (e le responsabilità) personali sono poste in secondo piano. In altri termini, l’intervento giudiziario è stato trasformato – stavolgendolo – da strumento di accertamento di responsabilità individuali differenziate a mezzo finalizzato a garantire l’ordine pubblico.
Ci auguriamo che il Tribunale del Riesame riconduca i fatti nella loro giusta ottica di individuazione, e con gli indagati a piede libero, delle eventuali responsabilità personali.
Torino, Roma, Napoli, Bologna, Padova, 3 febbraio 2012.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI