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Report dallla Turchia sul processo a carico di due avvocati
Redazione 24 giugno 2016 11:35
Il 22 giugno 2016 una folta delegazione di avvocati europei ha partecipato alla prima udienza di un processo che vede come imputati avvocati dell'associazione Ă–HD, tra cui i due colleghi detenuti Ramazan Demir ed Ayse Acinikli, e altri militanti tutti appartenenti ad una associazione per i diritti dei detenuti.

Il 22 giugno 2016 una folta delegazione di avvocati europei ha partecipato alla prima udienza di un processo che vede come imputati avvocati dell'associazione Ă–HD, tra cui i due colleghi detenuti Ramazan Demir ed Ayse Acinikli, e altri militanti tutti appartenenti ad una associazione per i diritti dei detenuti.
Tutti sono accusati di partecipazione ad organizzazione terroristica (PKK) e, nel caso dell'avv. Ramazan Demir, di propaganda terroristica.
Le condotte ascritte riguardano la criminalizzazione di attivitĂ  proprie dell'esercizio della difesa, ovvero dell'attivitĂ  statutaria prevista dall'associazione (riconosciuta dallo Stato turco) di cui fanno parte gli imputati.
Fra gli osservatori vi erano anche 4 avvocati italiani, avv. Barbara Spinelli per Giuristi  Democratici ed ELDH,  avv. Ezio Menzione per l’Unione Camere Penali e Legal Team Italia, ed in rappresentanza dei Consigli dell'Ordine di Bologna e Palermo rispettivamente gli avv.ti Sergio Palombarini e avv. Nicola Giudice.
L’udienza si è svolta in un clima teso, basta riferire il fatto che le porte dell’aula sono state chiuse a chiave dall’interno per non fare affluire altro pubblico.
Il tribunale, in composizione collegiale, ha prima sentito gli imputati, poi alcuni dei loro difensori.
Preliminarmente sono state passate in rassegna le numerose nullità poste in essere dall’accusa nella raccolta delle prove (intercettazioni iniziate e reiterate aldilà di ogni autorizzazione del giudice, e molto altro).
Tutti hanno condotto efficacemente la difesa, dimostrando l’inconsistenza delle accuse mosse. I fatti indicati dall’accusa come prove della partecipazione all’associazione terroristica nel caso dei due avvocati non sono altro che normale espletamento del mandato, sia pure in una situazione in cui i detenuti anche per la estrazione economica di provenienza, sono privati di ogni contatto con l’esterno e possono contare solo sulla bravura e la tenacia del loro difensori.
Al termine di questa prima parte della discussione le parti hanno preso le loro conclusioni in punto di libertà. Il procuratore ha chiesto la rimessioni in libertà, sia pure con controllo, di tutti gli 8 imputati detenuti; i difensori, stringendo a questo punto la discussione, hanno chiesto la libertà per tutti. Il Tribunale si è ritirato ed ha emesso ordinanza con cui rimetterà ha rimesso in libertà due detenuti, mentre gli altri – fra cui i due avvocati- restano in carcere. Prossima udienza il 7 settembre.

La decisione ha lasciato la bocca amara sia ai difensori che agli osservatori internazionali, specialmente per quanto riguarda la posizione dei due avvocati. “E’ il risultato del pessimo clima che si respira in Tuchia in tema di diritti”, è stato il commento di molti avvocati Turchi.

Agli occhi degli osservatori internazionali, compreso i GD e l’UCPI, il rifiuto di rimettere in libertà i due avvocati è un preciso segnale che il Tribunale, in linea con il governo, ha inteso dare: la posizione degli avvocati, lungi dall’essere essa stessa garanzia della libertà nelle funzioni, può costituire di per sé motivo per essere colpiti e pretendere di tutelare i diritti dei cittadine è attività pericolosa oggi in Turchia.

Per questo occorre che l’Europa garantisca la sua attenzione e la sua disapprovazione per quanto sta accadendo in questo paese dove ogni giorno nuovi diritti vengono calpestati.

SeguirĂ  rapporto dettagliato.