Jin Jiyan Azadi
Il comunicato dell'Associazione Nazionale Giuristi Democratici
La prospettiva dellâeliminazione della violenza maschile contro le donne non è fatta solo di interventi legislativi di stampo processual-penalistico, di denuncia contro le odiose condotte che la caratterizzano; è un terreno su cui va misurata la capacitĂ degli stati e delle legislazioni di garantire il superamento di ogni diseguaglianza sociale, economica e di potere tra donne e uomini. PerchĂŠ su questa diseguaglianza, su questa perenne discriminazione, si nutre e prospera la violenza contro le donne. Lâesistenza di un collegamento specifico e bidirezionale tra la violenza maschile contro le donne e le discriminazioni su base sessuale di cui lo stesso fenomeno della violenza è una concreta manifestazione è un passaggio acclarato nei principali strumenti internazionali in materia, che in modo inequivocabile inquadrano il fenomeno sociale della violenza come un elemento alla base del costrutto sociale su cui si sviluppano e si riproducono le diseguaglianze e le distanze in termini di opportunitĂ e risorse tra uomini e donne.
Ă per questo che ci pare drammaticamente attuale la ricorrenza del 25 novembre, istituita dallâAssemblea Generale delle Nazioni Unite come giornata internazionale per lâeliminazione della violenza contro le donne, in ricordo del massacro delle sorelle Mirabal (Las Mariposas), che in quella giornata, nel 1960, furono catturate, torturate ed uccise da agenti del servizio segreto del dittatore dominicano Trujillo.
Lo è non solo sotto il profilo del perseverare della violenza (singolare) maschile sulle donne, in ambito familiare, nelle relazioni intime, nel dilagare dei maltrattamenti, delle brutalitĂ , dei femminicidi, che anche in Italia stanno raggiungendo numeri impressionanti (1 femminicidio ogni 3 giorni), ma soprattutto nel clima di restaurazione regressiva che a livello statuale si sta verificando in molti paesi del mondo c.d. âdemocraticoâ, dagli Stati Uniti alla Polonia, nellâoppressione vera e propria, come nei paesi a dittatura religiosa âper tutti, in questi giorni, pensiamo allâIran e alla rivoluzione delle donne che ha seguito lâuccisione di Mahsa Amini, alle rivolte in atto, duramente represse con uccisioni e incarcerazioni, in unâescalation che parla ormai di pena di morte per le donne e gli uomini catturati nel corso dellâincalzare delle proteste.
Pensiamo alle popolazioni curde che vivono nel Nord della Siria e in Iraq, bombardate in questi giorni, nel silenzio generale ed in manifesta violazione dei trattati internazionali, dallâesercito turco di Erdogan.
Questo 25 novembre è per noi tutte e tutti particolarmente importante, nel momento in cui sotto attacco sono proprio le donne che con maggiore chiarezza e determinazione, realizzando in concreto condivisione paritaria del potere politico ed amministrativo, cercano di affermare quel principio sintetizzato nel paradigma âJin Jiyan Azadiâ- âDonna Vita LibertĂ â che sta alla base dellâesperienza del Rojava e della rivolta in atto in Iran.
Il nostro 25 novembre è un forte abbraccio alle donne in rivolta in Iran, alle donne bombardate da Erdogan, alle donne statunitensi che cercano di riaffermare diritti basilari (ad abortire, alla salute, alla libertà di autodeterminarsi), alle donne migranti contro cui la fortezza Europa sta dimostrando tutta la propria ferocia e disumanità , a tutte le donne, vicine e lontane, che ostinatamente chiedono diritti e reddito, alle tante Mariposas che incessantemente volano alto. E insieme un impegno, a esserci, sempre, nelle piazze, negli incontri, nei tribunali, nei luoghi di lavoro e nelle università , a sostenere la richiesta di una vita degna, dignitosa, fuori dalla violenza, in altre parole a rendere autenticamente universale il senso delle lotte delle donne e la necessità collettiva di guardare alla giustizia sociale e a percorsi di democrazia autentici come a orizzonti possibili.
23 novembre 2022
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI