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Riforme istituzionali: una proposta per la discussione
Redazione 2 aprile 2014 09:15
I Giuristi Democratici aprono un dibattito sulle riforme istituzionali.
Un primo contributo di Pietro Adami e Domenico Gallo.

Nel testo allegato la proposta di riforma.

Sintesi della proposta di riforma

Numerose considerazioni, contingenti e strutturali militano a favore della proposta di riforma del bicameralismo perfetto.
In premessa può dirsi che il primo obiettivo, reso evidente dalle vicende degli ultimi anni, è quello di una messa in sicurezza della democrazia costituzionale dal rischio della 'dittatura della maggioranza'.
Attualmente i ruoli delle due camere sono, sostanzialmente, indifferenziati.
Ogni tentativo, quindi, volto a conferire una maggioranza stabile e duratura alla Camera dei Deputati coinvolge, necessariamente, anche il Senato della Repubblica.
Il risultato sarebbe quello di mettere in mano ad una maggioranza artificiale, costruita con sistemi elettorali che sacrificano la rappresentatività alla governabilità (per. es. il doppio turno di collegio), la piena possibilità di agire non solo sul piano della normale azione di governo, ma anche sulle leggi fondamentali e costituzionali. In questo modo le chiavi delle Costituzione verrebbero consegnate di volta in volta a maggioranze contingenti, e costruite con l’aiuto di notevoli premialità elettorali (esplicite o implicite) col rischio gravissimo di degenerazioni.
Occorre quindi sancire che nell'azione di governo vi è una quota di 'ordinaria amministrazione' (che necessita di gestione tempestiva) ed una quota di ‘amministrazione straordinaria’, che non si limita alle riforme costituzionali, me che involge anche leggi che attengono a diritti fondamentali per il cittadino.
Ebbene non avrebbe alcun senso che questa seconda categoria di leggi fosse consegnata ad una maggioranza parlamentare costruita artificialmente. Su questi temi sensibili è indispensabile che si esprima un soggetto pienamente rappresentativo del Paese.
Appare quindi utile differenziare i ruoli dei due rami del parlamento. Da una parte la Camera, che interagisce con l'Esecutivo in relazione all'azione di governo. Dall'altra il Senato, concepito come Camera delle garanzie, presidio democratico, che partecipa della funzione legislativa quando essa tocca temi fondamentali.
Si noti che sollecitare una più ampia convergenza politica sui temi fondamentali conduce anche ad una maggiore stabilità di tali riforme. Peraltro in tal modo si ricostruisce la centralità del Parlamento, profondamente svilita negli ultimi anni.
Si delinea dunque la seguente proposta di riforma:

1) La prima e nodale proposta di riforma attiene l'art.94 co. 1 della Costituzione. Attualmente prevede che “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”.
Nel sistema che qui si delinea, viceversa, il Governo deve avere la fiducia unicamente della Camera politica, cioè della Camera dei Deputati.
E' dunque solo la Camera dei deputati che accompagna l'azione di governo, vota le leggi finanziarie e, insomma, partecipa di quella che abbiamo definito l'ordinaria amministrazione.
Viene quindi modificato l'art. 70 Cost. che prevede che la funzione legislativa viene esercitata collettivamente dalla due Camere.
Si propone infatti una distinzione tra leggi fondamentali, che dovranno essere approvate dalle due camere e normazione ordinaria, che spetta unicamente alla Camera dei Deputati.

2) Il Senato della Repubblica viene eletto con sistema proporzionale perfetto, senza soglie di sbarramento, esplicite e senza alcun premio di maggioranza.
Oltre ad intervenire nel processo formativo delle leggi fondamentali esso diviene il luogo deputato al controllo ed alla vigilanza democratica.
Partecipa all'elezione del Presidente della Repubblica, elegge la quota di giudici costituzionali riservata al Parlamento ed i componenti del CSM, esercita il controllo sui servizi segreti, sulla RAI etc. Esercita la funzione di controllo ispettivo sull’attività del Governo .
Diviene inoltre al porta d'ingresso della partecipazione democratica, esaminando le proposte di legge di iniziativa popolare, le mozioni etc.
Assorbe anche , in una prospettiva di riassetto delle spese, i compiti del CNEL (che viene eliminato).

3) Per la legislazione ordinaria deve essere lasciata al Senato la possibilità di proporre degli emendamenti al testo licenziato dalla Camera entro un arco di tempo definito, fermo restando che spetterà alla Camera l’approvazione del testo definitivo.

4) Occorre anche una riforma dell’istituto referendario. Perché il referendum sia valido devono votare più della metà degli aventi diritto. E’ quindi facile gioco per chi sostiene il NO di turno (a torto o a ragione) appellarsi all’astensione. In questo modo i NO si sommano all’astensione fisiologica (anziani, malati, disinteressati). L’astensione fisiologica, cresciuta negli ultimi anni, ormai è almeno del 20%. Quindi i NO consapevoli si sommano ai NO inconsapevoli e vincono sempre.
Ma c’è un’altra distorsione molto preoccupante, di cui nessuno si cura. In questo modo il voto è diventato palese. Infatti andare a votare, significa votare SI.
E’quindi possibile sapere perfettamente chi la pensa in un modo chi in un altro. E’ possibile controllare il voto. In alcuni posti anche condizionarlo. E’ un fatto molto grave, cui va posto subito rimedio.
La proposta è quella di cambiare il sistema del quorum. Il referendum è valido e vincono i SI, qualora rappresentino almeno il 40% degli aventi diritto al voto (e qualora siano più dei NO).
Roma, 02 aprile 2014
Pietro Adami
Domenico Gallo