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Non è RAI troppo tardi
Redazione 30 novembre 2015 09:55
MERCOLEDI’ 2 DICEMBRE 2015
ORE 21:00
ROMA - TEATRO VERDE
Circonvallazione Gianicolense, 10
Incontro coorganizzato dai Giuristi Democratici

Per mettere il Pubblico al centro del Servizio

Per una Rai dei cittadini

Presenta: Ernesto Bassignano

Con la partecipazione di:

Giorgio Balzoni, Daniela Brancati, Ilaria Capitani, Mario Castelnuovo, Edoardo De Angelis, Francesca Fornario, Enrico Ghezzi, Adriana Pannitteri, David Riondino, Tonino Tosto, Enrico Vaime, Roberto Zaccaria, Giorgio Zanchini

Con la partecipazione straordinaria della redazione di BOLB

Si ringraziano: Elisa Clanetti, Fabrizio Cofrancesco, Riccardo Lagnà, Marco Quaranta, Lorella Zanardo

 

Successivamente all'incontro è stato stilata una lettera al Presidente della Repubblica

 

Al Signor Presidente della Repubblica Italiana

Roma, 30 dicembre 2015

 

Egregio Signor Presidente,

dopo decenni di critiche trasversali e di annunci sulla Riforma della Rai, siamo dunque arrivati all’anno della svolta: quello che avrebbe portato a ridefinire un nuovo modello di servizio pubblico radiotelevisivo

  • capace di garantire una informazione libera, indipendente e plurale
  • governato con criteri di efficienza e trasparenza
  • espressione della ricchezza della società civile italiana

Valori di primaria importanza per il nostro Paese se, nel Suo discorso di insediamento, anche Lei ha ritenuto opportuno fare un doveroso richiamo al pluralismo e all’autonomia dell’informazione quale presidio della Democrazia e del rispetto della Costituzione.

Mai come ora la Rai avrebbe bisogno di un cambiamento radicale per tornare a essere centro di eccellenza, al servizio del Paese, arginando le spinte che hanno progressivamente eroso il sistema pubblico radiotelevisivo: l’omologazione dei contenuti, l’ingerenza della politica, la distrazione di fondi, la mancanza di autonomia finanziaria, la scarsa pianificazione strategica nella gestione delle risorse economiche e umane, la disaffezione dei cittadini.

Invece … rileggendo la Riforma della Rai approvata di recente dal Parlamento, sembra di trovarci di fronte a una sorta di ‘bignami’ della legge 112/2004, quella che a suo tempo fu rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con condivisibili motivazioni.

Siamo molto lontani da quanto da Lei auspicato e dalle aspettative.

Dopo una sommaria discussione di sei mesi scarsi, il Senato ha varato un testo deludente, all’insegna della restaurazione. Una “controriforma” che sembra avere un solo obiettivo: portare la Rai sotto il controllo esclusivo del Governo, trasformando il Direttore Generale in un Amministratore Delegato con poteri assoluti. Estromesso il Parlamento, l’unico potere espressione dei cittadini. Ignorato il ruolo di garanzia del pubblico Bene Comune.

Una non-Riforma che non solo mantiene la logica spartitoria della legge precedente ma apre una fase più centralistica e conservatrice, in un momento storico in cui sono continui gli attacchi censori dei partiti verso la stampa libera. Cinque articoli (di cui due di delega al Consiglio dei Ministri) che sembrano aggirare la Costituzione - così rigorosa e chiara nell’affermare i principi di indipendenza, autonomia e pluralismo dell’informazione pubblica – ignorando anche la Sentenza 225/1974 della Corte Costituzionalenonché la Direttiva del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 16 febbraio 2012 che invita gli Stati Membri a modernizzare il quadro di governance dei media di servizio pubblico, emancipandoli dal controllo dei Governi.

La Riforma della Rai doveva essere un'occasione straordinaria per coinvolgere fattivamente i cittadini, il mondo della cultura e gli operatori dell’informazione, come sta accadendo nel Regno Unito per il rinnovo della Royal Charter. Un percorso che sarebbe stato possibile prendendo spunto dalle proposte alternative presentate in Parlamento, frutto di un lungo lavoro di confronto con la società civile avviato da MoveOn Italia, Articolo 21, associazioni, movimenti, sindacati confederali e di categoria. Proposte ignorate dalla maggior parte delle forze politiche.

Noi in realtà pensiamo che qualcosa ancora si possa e si debba fare.

Per questo ci appelliamo a Lei, in qualità di garante della Costituzione. Memori del fatto che fu proprio Lei, Presidente Mattarella, a dimettersi da Ministro nel 1990, in dissenso dall’insostenibile pesantezza della legge Mammì sull’emittenza pubblica radiotelevisiva.

Lei ha la sensibilità e il ruolo per sollecitare una ulteriore riflessione sulla Riforma della Rai, facendone una questione democratica e culturale che riguarda tutti i cittadini, non solo gli operatori dell’informazione.

La Rai deve tornare a essere un Servizio Pubblico, un Bene Comune patrimonio di tutti i cittadini, e garantire la libertà dell’informazione come fondamento della democrazia.

Certi che la nostra richiesta non resterà inascoltata, l’occasione ci è lieta per porgerLe i nostri migliori auguri per le festività in corso.

 

Hanno finora sottoscritto la lettera

MoveOn Italia - La Rai ai cittadini, Articolo 21, Associazione Rai Bene Comune - IndigneRAI

Appello Donne e Media, Arci, Associazione Stampa Romana, Assoprovider,

Fials - Federazione italiana autonoma lavoratori spettacolo, Fiom-Cgil,

Giuristi Democratici, Liberacittadinanza, Libertà e Giustizia, Net Left, 

Sindacato Lavoratori Comunicazione CGIL, Snap Rai, Snater, Uil Com, Unams

 

Sergio Bellucci, Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Francesca Chiavacci, Gabriella Cism, Gabriele Coen, Carlo Cosmelli,  Roberta De Monticelli, Giuseppe De Marzo, Tana de Zulueta, Remigio del Grosso, Francesco Devescovi, Domenico Gallo, Maurizio Landini, Dora Liguori, Roberto Mandolini, Ugo Mattei, Tomaso Montanari, Lazzaro Pappagallo, Renato Parascandolo, Piero Pellegrino, Leandro Piccioni, Lorella Pieralli, Enzo Pietropaoli, Elisabetta Rubini, Alberto Vannucci, Carlo Verna, Vincenzo Vita, Roberto Zaccaria, Gustavo Zagrebelsky