D.d.l. "svuota carceri": la montagna ha partorito il topolino.
Redazione 23 novembre 2010 17:21
E' stato definitivamente licenziato dal Senato, lo scorso 17 novembre, il d.d.l. Alfano, cosiddetto "svuota carceri", che disciplina l’esecuzione della pena detentiva non superiore ad un anno presso il domicilio del condannato.
Il provvedimento potrebbe portare – secondo le previsioni del Ministero della Giustizia – ad una deflazione delle presenze in carcere di circa 7.000 detenuti, a fronte delle attuali presenze, superiori a 69.000, mentre la capienza regolamentare dei 208 istituti di pena italiani è pari a 44.000 posti.
Si tratta, tuttavia, di una previsione che inciderà in maniera marginale sul cronico e crescente sovraffollamento carcerario (i nuovi ingressi mensili sono pari a circa 800), poiché, anziché aggredire in profondità le ragioni che lo hanno determinato (in particolare le leggi Fini-Giovanardi, Bossi-Fini e la c.d. ex Cirielli), si limita a prevedere una disciplina “ponte”, in vista della prefigurata edificazione di nuovi carceri, vista quale unica soluzione al dramma del sovraffollamento.
E’, invece, indispensabile cambiare rotta, abrogare le leggi che hanno, di fatto, creato criminalizzazione e carcerazione crescenti, per incentivare il ricorso alle misure alternative alla detenzione, ridurre il ricorso indifferenziato alla custodia in carcere, delineare, in definitiva, il ritorno ad una nuova stagione del diritto penale «minimo», capace di incidere sulle effettive ragioni sociali della devianza e del crimine.